venerdì 15 luglio 2016

Il metodo della fenice


di Antonio Fusco, Giunti editore

La terza indagine del commissario Casabona rivela più intrigante delle precedenti. Siamo sempre in Toscana, a Valdenza e il commissario si imbatte subito in un caso di omicidio. Viene ritrovata morta una ragazza ucraina e, stranamente, in breve tempo si ritrova anche l'assassino. Ci sono sempre tanti moventi per gli omicidi ma il più feroce è l'odio che "è spesso il rantolo velenoso di un amore ferito, oppure l'urlo di rabbia di un desiderio selvaggio e inappagato. L'amore è l'origine di ogni tragedia, l'ingrediente essenziale del bene e del male".


Il male si estende e diffonde in maniera subdola, serpeggia in molti animi costringendo le persone coinvolte a compiere azioni al di fuori di ogni logica.
Al commissario questa soluzione troppo semplice del delitto non basta. Gli sembra un finale così scontato da essere preparato ad hoc per accontentare la polizia e far smettere le indagini. Inizia così un'indagine parallela sulla vita dell'omicida e scava nelle sue relazioni personali e lavorative. Il pool della polizia si addentra così nella vita di una provincia fiorentina apparentemente perbene che cela tradimenti,  omissioni, torbidi legami tra gente altolocata e coperture politiche. L'apparenza è l'unica verità a cui si votano i protagonisti della storia. Occorre mantenere salva la propria posizione, l'immagine che si dà di se' celando squallide trame e posti impensabili. Il commissario si ritrova così in una indagine ben più ampia delle aspettative che torna anche nel passato scoprendo legami impensabili tra omicidi apparentemente lontani.
Recensire un noir è sempre difficile perchè bisogna suscitare curiosità e non svelare nulla della trama, soprattutto se ben articolata e intrigante. Per cui non aggiungo nulla a ciò che vi ho già raccontato, invitandovi ad acquistare e leggere il romanzo. 
Antonio Fusco si conferma un ottimo scrittore, alla sua terza pubblicazione con Giunti dopo Ogni giorno ha il suo male e  La pietà dell'acqua. Vincitore di diversi premi letterari, Antonio Fusco riversa nella sua scrittura la sua approfondita conoscenza della materia poichè egli è Funzionario di Polizia come Vice Questore Aggiunto e Criminologo forense. Pertanto il commissario Casabona è raccontato "dall'interno" aggiungendo dettagli, humors e comportamenti della vita di polizia che solo chi li vive può conoscere bene.  La scrittura è rapida e efficace, sintetica al punto giusto così da tendere sempre la corda della suspence, eliminando fronzoli che distrarrebbero dalla trama. Al tempo stesso Antonio Fusco delinea bene ogni protagonista, dai colleghi e sottoposti del commissario, alle persone coinvolte nella vicenda, non tralasciando l'atteggiamento simpatico del popolino napoletano "anche se non si trattava di un arresto odi una perquisizione, la teatralità che regnava in quell'ambiente doveva trovare comunque il modo di esprimersi. Così ebbe inizio la solita sceneggiata delle donne che serviva per dare il tempo al ricercato di vestirsi e cercare di lasciare l'appartamento". In tal modo la vicenda è vissuta non da spettatore ma da protagonista compartecipante all'azione di indagine e di svolta. L'umanità del commissario spicca sempre durante le indagini con le sue umane incertezze, reazioni esasperate sottese sempre da brevi ma profonde riflessioni sulla dicotomia tra bene e male. L'essere umano è capace di instaurare una catena d'odio mossa da interessi personali, perfettamente celati e di perpetrare azioni violente e demoniache a carico di altri, soprattutto indifesi moralmente e bambini.
Il metodo della fenice ci porta nella spirale di odio che fa morire e risorgere l'uomo durante la propria vita. Come, secondo il mito, una fenice rinasce dalle proprie ceneri, il metodo della fenice intende il momento di rinascita dopo un periodo difficile della propria vita. Sta all'individuo però decidere se abbandonare i comportamenti d'odio o continuare a produrli altrove e in altre vesti.

Annalisa
Ringrazio Giunti per la copia e disponibilità

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