lunedì 20 febbraio 2017

L'Angelo della neve

di Ragnar Jònasson


Siamo in Islanda in un paesino dell'estremo nord, Siglufjörður. Ad esso si accede solo attraverso un tunnel scavato nella montagna. Il paesino è stato florido fino agli anni '70 grazie alla lavorazione delle aringhe pescate nell'Atlantico. Tutta l'economia si è basata su questa generosa fonte naturale ma ora risente dell'emigrazione forzata dei giovani ed è abitato solo da un numero ristretto di persone in inverno; mentre si ripopola in estate quando dal Sud giungono i turisti.Ari Þór, ex studente di teologia diventato poliziotto quasi per caso, si trasferisce a Siglufjörður da Reykjavík, accettando il lavoro presso la polizia locale. Al suo arrivo il capo sentenzia che non avrà molto da fare visto che in tanti anni non è mai successo niente di eclatante e tutti vivono tranquilli. Ma evidentemente la voglia di tranquillità cela ben altri intrighi. Improvvisamente viene trovata in fin di vita una giovane donna, Lidia, il cui corpo giace nella neve fresca circondata da una corona rossa di sangue. Il contrasto tra il suo pallore angelico come il bianco deciso della neve con il rosso profondo segna l'animo del poliziotto spingendolo ad andare a fondo e scoprire cosa è successo a questo Angelo nella neve.
A ciò si aggiunge la morte di un vecchio scrittore locale, apparentemente caduto da una scala in teatro ma che suscita qualche dubbio visto il carattere arrogante e solitario dell'uomo.Tutta questa angoscia intorno e il tempo maledettamente terribile e tempestoso creano una sensazione claustrofobica al poliziotto protagonista che deve lottare contro l'ostruzionismo degli abitanti e del suo capo e l'angoscia della solitudine e del sentirsi estraneo.Il romanzo scorre rapido e ben intricato nella trama. Un giallo di tutto rispetto che con la sua atmosfera nordica, panorami mozzafiato, tempeste di neve, calore casalingo ben si inserisce nella collana Farfalle di Marsilio. Esso è il primo della serie Dark Iceland già pubblicata da Ragnar Jónasson con un successo internazionale.
Attenderemo anche le prossime uscite così da conoscere il futuro di Ari Þór e dell'Islanda.
Ringrazio Marsilio Editori per la copia e la fiducia.
Annalisa Andriani

domenica 12 febbraio 2017

La partitura della Cantata „O Ewigkeit, du Donnerwort“ di Bach torna a Lispia dopo 267 anni

Il 7 febbraio 2017 è stato festeggiato a Lipsia il ritorno del manoscritto della partitura della cantata bachiana “O Ewigkeit, du Donnerwort” presso l´Archivio Bach dopo 267 anni.


La cantata era stata eseguita per la prima volta l'11 giugno 1724 dallo stesso Bach con il coro dei Thomaner. La partitura della cantata, acquistata per la raccolta dell´Archivio Bach di Lipsia, costituisce un pezzo molto importante per la ricerca e lo studio del modo di comporre e dell'attività di revisione di Bach.

“Da ogni parte riconosciamo il modo di lavorare concentrato, costante, teso alla migliore formulazione di un pensiero musicale del compositore” afferma il prof. Dr. Peter Wollny, diretto dell´Archivio Bach di Lipsia. “Lo studio del manoscritto induce a ripensare nuovamente la storia di composizione dell'annata delle cantate corali di Bach; esso ci aiuta a capire meglio l'arte di Bach” prosegue Wollny.

Nel 2014 la fondazione Paul Sacher di Basile offrì all'Archivio Bach di Lipsia di acquistare il manoscritto per 1,98 milioni di euro. Nel dicembre 2016 l'Archivio acquistò il manoscritto grazie al sostegno della Città di Lispia, del Ministero per la Ricerca e l'Arte, degli incaricati dello Stato per la Cultura e i Media, alle fondazioni culturali delle Regioni, alla banca di Lipsia e grazie ad offerte di privati. Il materiale originale della prima esecuzione e la partitura manoscritta si ritrovano quindi dopo ben 267 anni di nuovo riuniti a Lipsia.
In occasione della festa organizzata per accogliere il ricevimento del manoscritto sono stati eseguiti alcuni estratti della Cantata da parte del coro dei Thomaner, diretti dal Thomaskantor Gotthold Schwarz.
Dr. Valeria Andriani